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PadovaOggi – Studio, mini-scosse al cervello per vincere dipendenza dalla cocaina

PadovaOggi – Studio, mini-scosse al cervello per vincere dipendenza dalla cocaina

Impulsi magnetici al cervello per vincere la dipendenza dalla cocaina. È quanto emerge da uno studio pilota (pubblicato su “European Neuropsychopharmacology”) condotto in collaborazione con il team americano di Antonello Bonci, direttore scientifico del Nida (National institute on drug abuse), e realizzato al dipartimento di Neuroscienze dell’università di Padova, insieme all’Irccs San Camillo di Venezia.

Al momento non esistono cure farmacologiche per superare la dipendenza, ma solo farmaci in grado di alleviarne i sintomi, come depressione, ansia e insonnia. Questa ricerca ha voluto dimostrare – anche se i risultati preliminari andranno confermati e approfonditi con ulteriori sperimentazioni – come sottoporsi regolarmente a rTms (Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva) possa ridurre l’uso di tale sostanza.

La rTms è un metodo che ha già dato risultati positivi in psichiatria, consiste nell’applicare impulsi magnetici ad un’area del cervello ben localizzata: “Abbiamo deciso di stimolare la corteccia dorsolaterale prefrontale, che è un’area coinvolta nei processi decisionali – spiega Bonci -, perché i nostri studi precedenti hanno mostrato che la ricerca compulsiva di cocaina era associata con la corteccia prelimbica, che condivide funzioni con questa area cerebrale”.

Dei 32 soggetti presi a campione, 16 sono stati sin da subito trattati con rTms, altrettanti hanno assunto, invece, farmaci per alleviare i sintomi da astinenza. Il monitoraggio delle urine, due volte a settimana, ha permesso di verificare il consumo di cocaina dei 32 partecipanti. Ne è emerso che il primo gruppo, trattato con Tms, non aveva avuto ricadute nel 69% dei casi: in pratica, 11 pazienti non avevano più fatto uso di cocaina. Diversamente, nei pazienti sottoposti a cura farmacologica, solo il 19% ha resistito (3 pazienti).

“Abbiamo continuato a seguire i pazienti dello studio fino ad oltre un anno – ha concluso Bonci – e i miglioramenti sembrano mantenersi nel tempo”.