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National Geographic – The Science of Addiction

National Geographic – The Science of Addiction

La buona notizia arriva dall’Italia. E precisamente da Padova, dove un gruppo di studiosi sta sperimentando una tecnica di stimolazione cerebrale che sembra dare risultati promettenti. Chi vi si sottopone non solo si libera della dipendenza, ma soprattutto non ci ricade. E questo schiude una speranza a milioni di persone che mettono a rischio la propria vita.

(Editoriale del direttore NatGeo Italia – Marco Cattaneo)

[Il Paziente] scoprì che avrebbe dovuto semplicemente stendersi su una poltrona da dentista e lasciare che il dottor Luigi Gallimberti gli poggiasse sul lato sinistro della testa un apparecchio che in teoria avrebbe dovuto sopprimere la sua voglia di cocaina

Era teso e agitato, ma dopo la prima seduta si sentiva già calmo. In poco tempo ha perso la voglia di cocaina. Sei mesi dopo non gli era ancora ritornata.

«È stato un cambiamento totale»

«Sento una vitalità e una voglia di vivere che non provavo da tanto tempo».

«La cocaina era diventata parte di me. Ora è qualcosa di lontano che non mi controlla più”»

«I pazienti mi dicono: “La cocaina era diventata parte di me. Ora è qualcosa di lontano che non mi controlla più”»

 

Il paziente P.P. aveva riso sprezzante quando la madre gli aveva detto di un medico che usa le onde elettromagnetiche per curare la dipendenza dalla droga. Usava da 21 anni, aveva provato diverse soluzioni ma senza alcun successo, anzi dopo 11 mesi tra cliniche e centri specializzati «Ero diventato paranoico, ossessionato, pazzo. Non vedevo nessun modo per riuscire a smettere».

Quando la madre insistette perché chiamasse il Professor Gallimberti, P.P. si arrese. Scoprì che avrebbe dovuto semplicemente stendersi su una poltrona da dentista e lasciare che il dottore gli poggiasse sul lato sinistro della testa un apparecchio che avrebbe soppresso la sua voglia di cocaina.

La decisione del Prof. Gallimberti di sperimentare la stimolazione magnetica transcranica (Tms), traeva origine dal sostanziale fallimento delle cure tradizionali. Non esisteva (fino ad oggi) un rimedio medico efficace per la dipendenza da cocaina.

Era rimasto affascinato da un esperimento compiuto da Antonello Bonci e dai suoi colleghi su alcuni ratti cocainomani, grazie al quale avevano scoperto che attivando una precisa regione del cervello il loro interesse per la cocaina scompariva.Secondo Gallimberti, la Tms,una procedura ancora poco conosciuta, ma impiegata da anni per curare la depressione e le emicranie, offriva il modo di mettere in pratica, con gli uomini, questa scoperta.

Insieme ad Alberto Terraneo e allo stesso Bonci hanno testato questa idea utilizzando un rigoroso disegno sperimentale. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista European Neuropsychopharmacology hanno ottenuto una grande risonanza spingendo ricercatori di tutto il mondo a sperimentare la stimolazione cerebrale e centinaia di cocainomani a rivolgersi alla clinica.

Questi Progressi delle Neuroscienze hanno ribaltato le idee convenzionali sulla dipendenza, che oggi è riconosciuta come una malattia e non come un vizio o un deficit morale.

Le droghe aumentando la quantità di dopamina che produciamo, alterano la chimica del cervello e si impossessano del sistema di ricompensa. Un particolare sistema che opera nella sfera degli istinti per far si che cerchiamo quello di cui abbiamo bisogno.

La dipendenza è legata però anche a un’altra area, la corteccia prefrontale. Partendo dalla scoperta che i cocainomani hanno un volume ridotto di materia grigia in quest’area, i ricercatori di Padova hanno rivoluzionato il trattamento delle dipendenze andando a stimolare la corteccia prefrontale con la TMS, eliminando così il desiderio della sostanza.

Anche P.P. si è presentato nello studio Gallimberti-Bonci. Teso e agitato, ma dopo la prima seduta si è sentito già più calmo. In poco tempo ha perso la voglia di cocaina. Sei mesi dopo non gli era ancora ritornata. «È stato un cambiamento totale», racconta. «Sento una vitalità e una voglia di vivere che non provavo da tanto tempo».

L’articolo completo si trova online solo nella versione inglese al seguente link, per leggerlo in italiano bisogna acquistarlo in edicola, chiedendo il numero di settembre 2017 del National Geographic, qui il link al sommario.