
La corretta grafia della parola che indica la nota sostanza psicoattiva è motivo di dibattito: “alcol” o “alcool”? Sebbene “alcool” sia comunemente usato, l’Accademia della Crusca e la terminologia scientifica preferiscono “alcol”. Entrambe le forme sono accettate nella lingua italiana, ma “alcol” è consigliata in contesti tecnici e medici. Il termine deriva dall’arabo “al-kuḥl“, originariamente riferito a una polvere finissima usata come cosmetico, e successivamente esteso alle sostanze ottenute per distillazione, fino a indicare l’attuale sostanza psicoattiva. Al di là della terminologia, è sempre più urgente sensibilizzare la società sul tema dell’alcolismo, ovvero dell’abuso di sostanze alcoliche, in quanto rappresenta un problema diffuso, spesso invisibile e quindi sottovalutato.
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La diffusione dell’alcolismo in Italia nel 2024
Secondo i dati più recenti, l’alcolismo continua a rappresentare una sfida significativa per la salute pubblica in Italia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) identifica l’alcol come uno dei principali fattori di rischio per malattie, disabilità e mortalità prematura. Inoltre, l’abuso di alcol è associato a numerosi problemi sociali, tra cui incidenti stradali, violenze domestiche e perdita di produttività sul lavoro.
I gruppi più a rischio sono i giovani tra i 18 e i 24 anni, che praticano binge drinking con una frequenza allarmante, e gli anziani sopra i 65 anni, che spesso consumano alcol in maniera cronica e quotidiana. L’alcolismo è anche un fattore di rischio per numerose patologie, tra cui cirrosi epatica, tumori, malattie cardiovascolari e disturbi neurologici.

Etanolo: la sostanza psicoattiva che alimenta la dipendenza
Alla base dell’abuso di bevande alcoliche vi è la presenza dell’etanolo, una sostanza psicoattiva che agisce direttamente sul sistema nervoso centrale. L’etanolo è responsabile degli effetti euforizzanti e sedativi tipici del consumo di alcol. Dopo l’assunzione, viene rapidamente assorbito dallo stomaco e dall’intestino tenue, raggiungendo il cervello in circa 5-10 minuti. Gli effetti psicoattivi si intensificano entro 30-60 minuti, a seconda della quantità ingerita, del tipo di bevanda e delle condizioni fisiologiche del soggetto. Il fegato è l’organo deputato al suo smaltimento, ma il processo è lento: mediamente si elimina 7-10 grammi di etanolo all’ora, pari a circa un bicchiere di vino. È questa persistenza, unita alla sua capacità di stimolare il rilascio di dopamina, che rende l’etanolo potenzialmente capace di indurre tolleranza, craving e dipendenza.
La difficoltà nel riconoscere la dipendenza
Riconoscere una dipendenza da alcol è spesso complesso, soprattutto in una cultura dove il consumo di bevande alcoliche è integrato nelle pratiche sociali. La socialità può favorire l’abuso di alcol, rendendo difficile distinguere tra consumo moderato e dipendenza. Atteggiamenti e stereotipi sociali possono creare ostacoli alla rilevazione e al trattamento dell’abuso di alcol, specialmente nelle donne. La paura della stigmatizzazione sociale può portare le persone a negare di avere una condizione medica e a bere in solitudine, rendendo più difficile per familiari, medici e conoscenti sospettare una dipendenza.
Tra i segnali d’allarme più comuni vi sono il bisogno crescente di bere per ottenere lo stesso effetto, la difficoltà nel ridurre il consumo, il bere in solitudine o in momenti inappropriati, e l’incapacità di svolgere le normali attività quotidiane senza alcol. Inoltre, l’insorgenza di sintomi di astinenza come ansia, irritabilità e tremori può indicare la presenza di una dipendenza fisica.
Al di là delle parole: affrontare la dipendenza
Indipendentemente da come si scriva la parola alcol, il problema dell’abuso rimane una delle minacce più insidiose per la salute fisica e mentale di milioni di persone. La dipendenza da alcol è una condizione complessa e spesso chi ne soffre si sente intrappolato in un circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire.
Oggi, grazie all’innovazione scientifica e alla ricerca medica, esiste una speranza concreta. Il team del Professor Gallimberti ha sviluppato un approccio rivoluzionario per il trattamento delle dipendenze basato sulla Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS). Questa tecnica non invasiva agisce direttamente sulle aree del cervello coinvolte nei meccanismi della dipendenza, regolando l’attività neuronale e riducendo il desiderio compulsivo di alcol.
La neurostimolazione con la TMS: un’opportunità reale
La TMS si è rivelata un’opzione efficace e sicura per chi desidera liberarsi dalla dipendenza senza dover affrontare terapie farmacologiche invasive o percorsi riabilitativi tradizionali spesso caratterizzati da ricadute frequenti. Grazie a impulsi magnetici mirati, il trattamento aiuta a ristabilire un equilibrio nel cervello, facilitando il recupero e offrendo ai pazienti una possibilità concreta di tornare a una vita libera dalla schiavitù dell’alcol.
Nessuno viene lasciato solo
Affrontare la dipendenza non è un percorso semplice, ma con il giusto supporto e le tecnologie innovative oggi disponibili, è possibile risalire dall’abisso. Il team del Professor Gallimberti è in prima linea per offrire una soluzione scientificamente validata e accessibile a tutti coloro che vogliono riprendere in mano la propria vita.
Perché, a prescindere da come lo scrivi, la cosa più importante è sapere che una via d’uscita esiste.
Se tu o una persona cara avete difficoltà con l’alcol, è importante sapere che esiste un’alternativa. Chiedere aiuto è il primo passo verso il recupero e oggi, grazie alla TMS, il percorso verso una vita senza dipendenza è più accessibile che mai.