LA DIPENDENZA DA EROINA

La dipendenza da eroina rappresenta una delle forme più gravi e complesse di tossicodipendenza, poiché combina un’intensa componente fisica a un forte coinvolgimento psicologico, con ricadute pesanti sul piano personale, familiare e sociale. 

Di seguito, proveremo ad offrire una panoramica esaustiva sul fenomeno, analizzando i principali dati epidemiologici, gli effetti che l’eroina esercita sull’organismo, i sintomi che definiscono la dipendenza e le strategie terapeutiche attualmente disponibili.

In particolare, ci soffermeremo sugli approcci più innovativi, come il Metodo Gallimberti, che punta a ridurre il craving e supportare l’individuo in un percorso di recupero strutturato e duraturo

1. Dati Epidemiologici

Secondo gli ultimi rapporti dell’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), l’eroina continua a essere l’oppioide illegale più consumato in Europa, nonostante la crescente presenza di farmaci oppioidi sintetici sul mercato illecito. 

L’Italia si colloca tra i Paesi in cui il consumo di eroina è da tempo un fenomeno radicato: si stima che oltre 100.000 persone soffrano di dipendenza, spesso in un contesto di marginalità sociale e con difficoltà di accesso ai percorsi di cura.

Uno dei dati più allarmanti riguarda il tasso di mortalità: gli ultimi anni hanno visto un incremento nei decessi per overdose, collegato non solo all’eroina “classica” ma anche all’uso concomitante di altre sostanze e all’aumento della disponibilità di partite adulterate o più potenti. 

La fascia d’età maggiormente coinvolta è quella dei 20-35 anni, ossia un gruppo che dovrebbe trovarsi nel pieno della propria vita lavorativa e familiare, ma che rischia di subire pesanti conseguenze a livello di salute, inclusi danni permanenti al sistema nervoso e maggiore esposizione a malattie infettive (come l’HIV e l’epatite C).

Per contrastare questa tendenza, in Italia si sono consolidati i servizi di riduzione del danno e i programmi di trattamento con sostitutivi oppioidi (come metadone e buprenorfina).

Inoltre, i SerD (Servizi per le Dipendenze) e alcune associazioni di volontariato mirano a favorire il contatto con le persone dipendenti, offrendo supporto medico, psicologico e sociale.

Tuttavia, la persistente presenza dell’eroina sul territorio e l’aumento di partite contenenti sostanze sintetiche o adulteranti (più economiche ma più rischiose) indicano che il problema resta complesso e richiede un approccio integrato.

2. Storia

Bayer heroin hydrochloride

L’eroina fu sintetizzata per la prima volta nel 1874 dal chimico inglese C.R.A. Wright, a partire dalla morfina estratta dall’oppio. All’epoca, l’oppio e i suoi derivati erano già noti per le proprietà analgesiche, ma la nuova sostanza mostrava un effetto ancora più marcato nel sopprimere il dolore. Sul finire dell’Ottocento, la casa farmaceutica tedesca Bayer iniziò a commercializzarla con il nome “Heroin”, derivato da heroisch (“eroico”), per enfatizzare la vigorosa sensazione di sollievo che poteva offrire ai pazienti.

Tuttavia, entro i primi decenni del Novecento, risultarono sempre più evidenti i gravissimi rischi di dipendenza, al punto che molti Paesi introdussero norme restrittive e, in seguito, veri e propri divieti. Nel contesto occidentale, l’eroina continuò comunque a circolare, alimentando un mercato clandestino che si consolidò specialmente tra gli anni Cinquanta e Sessanta. 

L’immaginario collettivo e i media, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, iniziarono ad associare l’eroina a fenomeni di marginalità, subculture giovanili e movimenti artistici che talvolta ne raccontavano il lato più drammatico.

In Italia, l’eroina giunse con forza negli anni Settanta, generando un’emergenza sociale e sanitaria acutizzata dal diffondersi di pratiche di iniezione e dalle scarse informazioni in materia di prevenzione e riduzione del danno. Dagli anni Ottanta in poi, la questione divenne un tema centrale di salute pubblica, portando all’istituzione di politiche più incisive contro la tossicodipendenza e alla creazione dei Ser.T (Servizi per le Tossicodipendenze). Nel corso del tempo, la percezione culturale dell’eroina in Italia si è legata a concetti di degrado sociale, rischi sanitari (in particolare la diffusione di malattie come l’HIV) e drammatiche storie personali, influenzando profondamente la narrativa mediatica e cinematografica del Paese.

3. Effetti dell’eroina (Piacevoli/Spiacevoli)

Gli effetti che l’eroina esercita sul sistema nervoso centrale si suddividono in due principali categorie. 

Da un lato emergono sensazioni piacevoli: un’intensa euforia, una rapida attenuazione del dolore e un marcato stato di benessere che include la riduzione dell’ansia, accompagnata da una profonda sedazione e sensazione di rilassamento. 

Dall’altro, compaiono effetti spiacevoli, tra cui nausea, vomito, prurito diffuso, rallentamento del respiro e confusione mentale.

In un primo momento, la componente euforica prevale, spingendo l’individuo a ripetere l’assunzione. Tuttavia, con l’uso prolungato, l’organismo sviluppa tolleranza, rendendo necessari dosaggi sempre più elevati per replicare le stesse percezioni di piacere o di sollievo dal dolore. Questo processo accelera l’instaurarsi di una dipendenza fisica e psicologica, complicando ulteriormente la possibilità di interrompere il consumo.

4. Effetti a Lungo Termine

L’assunzione cronica di eroina determina gravi compromissioni sia fisiche sia psicologiche. 

Sul piano organico, l’eroina danneggia progressivamente il sistema nervoso e il cervello, alterando le connessioni neuronali e indebolendo funzioni cognitive fondamentali. 

A livello cardiovascolare, l’uso endovenoso espone a un rischio elevato di infezioni (come l’endocardite) e di patologie vascolari. 

L’effetto immunosoppressivo aumenta la vulnerabilità verso infezioni di vario tipo, mentre fegato e reni subiscono danni dovuti sia all’azione tossica diretta della sostanza, sia agli adulteranti spesso presenti nelle partite di eroina. 

Sul piano psicologico, emergono stati depressivi, disturbi della personalità e alterazioni profonde dell’equilibrio emotivo, fattori che rendono ulteriormente complesso il percorso di disintossicazione e recupero.

5. Overdose

L’overdose da eroina è una delle principali cause di decesso tra chi fa uso di oppiacei. 

Si verifica quando la quantità di sostanza assunta supera la tolleranza dell’organismo, provocando una depressione respiratoria tanto profonda da sfociare in perdita di coscienza e, nelle circostanze più critiche, in arresto cardiaco

In tali situazioni, la somministrazione immediata di Naloxone – un farmaco antagonista degli oppiacei – può risultare determinante per salvare la vita. Il Naloxone si lega infatti ai recettori cerebrali occupati dall’eroina, contrastando rapidamente il blocco dell’attività respiratoria e ripristinando le funzioni vitali in attesa di un intervento medico più completo.

 
Drug addiction

6. Meccanismo d'Azione

Immagine di una scansione cerebrale MRI che mostra una sezione trasversale del cervello umano, evidenziata su sfondo scuro con dettagli chiari delle strutture cerebrali.

L’eroina esercita il proprio effetto legandosi ai recettori oppioidi presenti nel cervello, in particolare nelle aree deputate al controllo del dolore e delle emozioni.

Questa interazione provoca un rilascio massiccio di dopamina, il neurotrasmettitore associato alle sensazioni di piacere e ricompensa, producendo un’euforia intensa. Tuttavia, con l’uso ripetuto, si instaurano profonde alterazioni nel modo in cui il cervello regola l’umore e la risposta agli stimoli esterni.

A lungo andare, le vie dopaminergiche diventano sempre meno sensibili agli stimoli naturali di appagamento, generando una condizione in cui l’organismo fatica a sperimentare piacere in assenza della sostanza.

Questo processo rafforza ulteriormente la dipendenza, poiché la persona si sente costretta a ricorrere di continuo all’eroina per ritrovare momentanei stati di benessere.

7. Il Fenomeno del Craving

Il craving rappresenta il desiderio incontrollabile di consumare eroina, che può manifestarsi anche molto tempo dopo l’ultima assunzione.

Le origini di questo fenomeno vanno ricercate nelle alterazioni neurologiche indotte dall’eroina, in particolare nei circuiti cerebrali di ricompensa e motivazione.

Tali circuiti, una volta esposti alla sostanza, si adattano gradualmente, diventando altamente reattivi ai segnali che richiamano l’uso di eroina.

Di conseguenza, situazioni, luoghi o ricordi legati al consumo possono innescare un bisogno impellente di ripetere l’esperienza.

Questo rende estremamente complesso smettere, poiché la spinta a procurarsi la droga prevale spesso su ogni altra esigenza, alimentando il circolo vizioso della dipendenza.

8. Intossicazione e Sintomi Astinenziali

L’intossicazione da eroina si manifesta inizialmente con un’intensa sensazione di euforia e rilassamento, spesso accompagnata da calo di tensione muscolare, torpore e rallentamento motorio. Col procedere dell’effetto, possono insorgere sintomi quali costrizione delle pupille, rallentamento del battito cardiaco, sonnolenza e, nei casi più gravi, una marcata depressione respiratoria. 

A lungo termine, l’uso ripetuto provoca cambiamenti neurologici e organici che, se la sostanza viene sospesa o ridotta bruscamente, danno origine a sintomi astinenziali anche molto severi. 

Tra questi si annoverano: 

Tali manifestazioni, seppur raramente letali, possono rendere estremamente difficile l’interruzione spontanea dell’uso di eroina.

9. Riconoscere il Problema

Riconoscere per tempo la dipendenza da eroina è essenziale per poter intervenire in modo efficace. 

Fra i campanelli d’allarme più comuni figurano cambiamenti rapidi e pronunciati nel comportamento o nello stile di vita, come un improvviso calo di interesse per attività precedentemente amate e un aumento dell’irritabilità

Sul piano fisico, possono comparire segni da iniezioni, spesso nascosti da abiti o fasciature. In generale l’aspetto diventa più trascurato, e i tratti appaiono più affaticati, gli occhi lucidi e arrossati, il naso che cola. 

A livello sociale, la tendenza a isolarsi, i frequenti litigi con familiari e amici, uniti a problemi economici (spese eccessive o debiti senza giustificazione), contribuiscono a delineare un quadro di possibile dipendenza.

10. Comportamenti Tipici di un Eroinomane

Chi sviluppa una dipendenza da eroina spesso adotta comportamenti tipici che, se non riconosciuti per tempo, possono aggravare ulteriormente la condizione. 

Uno dei primi segnali è la tendenza a mentire e manipolare familiari o amici per reperire denaro. Quando ciò non è sufficiente, si possono verificare episodi di furto o illeciti di varia natura, commessi per sostenere i costi di un uso che diviene costante e sempre più dispendioso. 

Sul piano personale, l’abbandono dell’igiene e i periodi di profonda sonnolenza o apatia rappresentano segnali di crescente trascuratezza verso se stessi. 

Inoltre, spesso si osserva un ritiro sociale caratterizzato dalla perdita dei rapporti interpersonali abituali e dalla frequentazione di ambienti ad alto rischio, che facilitano l’accesso e l’uso della sostanza.

LA CLINICA PER LA DISINTOSSICAZIONE

Il ricovero per la disintossicazione dagli cocaina avviene presso la Casa di Cura Villa Maria, nel cuore di Padova.

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11. Disintossicazione da Eroina

La disintossicazione rappresenta il primo, fondamentale passo nel percorso di recupero dall’eroina, poiché consente di interrompere il circolo di dipendenza fisica e psichica. 

Attualmente, sono disponibili diversi approcci terapeutici, ciascuno con specifiche caratteristiche, vantaggi e limitazioni.

11.a I Metodi Tradizionali

  • Terapie farmacologiche sostitutive

  • L’utilizzo di farmaci come il metadone o la buprenorfina aiuta a contenere i sintomi da astinenza e a stabilizzare il paziente, aiutandolo ad interrompere l’uso di eroina, che viene sostituita da farmaci oppioidi con un differente meccanismo d’azione e dagli effetti molto diversi.

  • È necessario un attento monitoraggio medico per aggiustare il dosaggio e prevenire complicazioni.
  • Supporto psicoterapeutico

  • Un percorso di psicoterapia individuale o di gruppo possono aiutare ad elaborare situazioni all’origine di un disagio psichico (traumi, stress cronico, disagio psicosociale) e per acquisire strumenti di gestione dell’ansia, dell’impulsività e di eventuali comorbilità psichiatriche.

  • Terapie come la cognitivo-comportamentale (CBT), la dialettico-comportamentale (DBT) o l’approccio motivazionale possono rivelarsi particolarmente efficaci nel rafforzare la motivazione al cambiamento e la prevenzione delle ricadute.

11.b La TMS (Stimolazione Magnetica Transcranica)

La TMS costituisce un approccio più innovativo, basato sull’emissione di impulsi magnetici diretti a specifiche aree cerebrali, quali la corteccia prefrontale, coinvolte nel controllo degli impulsi e nella regolazione del craving.

  • Riduzione del craving:

    Stimolando o inibendo le aree di ricompensa e motivazione, la TMS può attenuare quel bisogno incontrollabile di assumere la sostanza, favorendo l’astinenza.

  • Miglior gestione dei sintomi d’astinenza:

    In alcuni casi, la TMS aiuta a contenere irrequietezza, ansia e altre manifestazioni tipiche del processo di disintossicazione.

  • Sicurezza ed efficacia:

    Se eseguita secondo protocolli specifici e da personale qualificato, questa metodica risulta poco invasiva e associata a effetti collaterali minimi.

11.c Il Metodo Gallimberti

Il Metodo Gallimberti è un percorso all’avanguardia che integra diverse componenti terapeutiche in un’unica strategia:

  • Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS)

  • Viene impiegata per riequilibrare l’attività cerebrale compromessa dalla dipendenza.
  • Percorsi psicoterapeutici personalizzati

  • Ogni individuo viene seguito in base alle proprie esigenze, considerando fattori emotivi, relazionali e ambientali che influiscono sul quadro di dipendenza.

  • Vengono spesso utilizzati modelli di terapia evidence-based e un coinvolgimento attivo della rete familiare o dei gruppi di supporto.

  • Supporto continuo e prevenzione delle ricadute

  • Oltre all’intervento iniziale, il Metodo Gallimberti prevede un follow-up attento e costante, volto a monitorare i progressi e a intervenire rapidamente in caso di difficoltà.

  • L’obiettivo principale è ridurre al minimo il rischio di ricadute, rinforzando la capacità del paziente di mantenere l’astinenza nel lungo periodo.

12. Cosa Fare? (Aiutare Qualcuno con una Dipendenza da Eroina)

Un gruppo di persone sedute in cerchio si tiene per mano durante una sessione di supporto. L’immagine rappresenta un momento di condivisione emotiva e solidarietà all’interno di un percorso di recupero dalla dipendenza.

Quando si sospetta che una persona cara stia sviluppando o abbia già una dipendenza da eroina, è fondamentale intervenire con tempestività, sensibilità ed efficacia. Ecco alcune azioni che possono essere intraprese:

  • Informarsi in Modo Approfondito

  • Cercare di comprendere la natura della dipendenza, documentandosi sugli effetti dell’eroina e sulle dinamiche che ne favoriscono l’uso continuativo. Approfondire, ad esempio, i segnali di allarme, i sintomi d’astinenza e le possibili conseguenze sul piano fisico e psicologico.

  • Conoscere in anticipo i centri di riferimento (come il SerD o altre strutture territoriali) e le risorse disponibili, in modo da orientare la persona verso un aiuto professionale mirato.
  • Offrire Supporto Empatico e Non Giudicante

  • Mostrare disponibilità all’ascolto, evitando di colpevolizzare o di minimizzare il problema. Spesso, chi è dipendente si sente isolato o incompreso, e un atteggiamento di comprensione può favorire l’apertura e la cooperazione.

  • Mantenere un dialogo aperto e sincero, offrendo sostegno emotivo senza imporre soluzioni preconfezionate o manifestare rabbia che potrebbe aggravare la chiusura della persona.
  • Ricorrere a Professionisti e Centri Specializzati

  • Rivolgersi a strutture specifiche o a programmi all’avanguardia, come il Metodo Gallimberti, che propongono percorsi terapeutici innovativi (es. Stimolazione Magnetica Transcranica) e un approccio integrato sul piano medico-psicologico.

  • Contattare il proprio medico di base, i SerD o altri specialisti qualificati per avviare un percorso di valutazione e cura personalizzato. L’intervento di esperti può fare la differenza nell’evitare ricadute e nel gestire eventuali complicazioni durante la fase di disintossicazione.
  • Evitare di Sostenere Involontariamente il Consumo

  • Prestare attenzione alle richieste di denaro non giustificate o a situazioni in cui si rischia di finanziare indirettamente l’acquisto della droga. Pur conservando un atteggiamento di sostegno, è essenziale evitare di diventare inavvertitamente complici del comportamento di dipendenza.

  • Se necessario, stabilire limiti chiari in accordo con un professionista (psicologo o consulente) per tutelare sia la propria integrità sia quella della persona in difficoltà.

In definitiva, agire con tempestività e cercare il supporto di professionisti rappresenta la strategia più efficace per aiutare chi vive una dipendenza da eroina. Un approccio empatico, basato su informazione, sostegno emotivo e confini ben definiti, può favorire l’emergere di una motivazione al cambiamento, preludio fondamentale a qualsiasi percorso di recupero.

CONCLUSIONE

La dipendenza da eroina costituisce una sfida estremamente complessa, che coinvolge tanto la dimensione fisica quanto quella psicologica. Tuttavia, con un supporto adeguato e un percorso terapeutico mirato, è possibile intraprendere un cammino verso il recupero. Le metodiche innovative, come la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) e il Metodo Gallimberti, offrono nuove prospettive di cura, incidendo non solo sulla riduzione del craving ma anche sul consolidamento di uno stato di astinenza duraturo.

Per chi vive in prima persona o assiste un familiare in questa condizione, intervenire tempestivamente rappresenta il primo passo decisivo verso una vita priva dalla dipendenza. 

L’aiuto di professionisti specializzati, unito a un’adeguata rete di sostegno, può spezzare il circolo vizioso dell’eroina e consentire alla persona di ricostruire la propria quotidianità su basi più solide e gratificanti.


Centro Gallimberti & Partners Milano

Situato in via Bassini 26, all’interno del Palazzo Avis, di cui occupa un’intera ala, l’ambulatorio medico G&P di Milano offre spazi accoglienti, personale altamente qualificato e garantisce la massima privacy dei suoi utenti.

Centro Gallimberti & Partners Roma

Situato in via Botero 61, vicino alla fermata Colli Albani della Metro, l’ambulatorio medico G&P di Roma rappresenta un punto di riferimento non solo per Roma ma per tutto il sud Italia, per quanto riguarda la disintossicazione da cocaina, alcol e oppiacei.

Centro Gallimberti & Partners Padova

A pochi passi dalla Casa di Cura Villa Maria si trova l’ambulatorio G&P di Padova. Aperto nel 2017 per far fronte alle numerose richieste provenienti da tutta Italia e dall’estero, l’ambulatorio medico si sviluppa su 700 mq. Il Centro G&P di Padova rappresenta il cuore dell’organizzazione, ed ospita al suo interno anche una sede della Fondazione Novella Fronda, ente per la ricerca e la prevenzione nel campo delle dipendenze.

Chi siamo

Il Prof. Gallimberti

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Il Professor Luigi Gallimberti è noto a livello internazionale per aver introdotto l’uso della Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) nel trattamento delle dipendenze, in particolare per la dipendenza da cocaina.

Come medico psichiatra e tossicologo, è stato direttore di SerD e docente universitario in Italia e all’estero. Ha pubblicato numerosi lavori scientifici e diversi libri con Rizzoli, tra cui Il bere oscuro (2005), Il morire di piacere (2012), La fabbrica della luce (2018) e Guarire il paziente, curare la persona (2023).

Sin dall’inizio della sua carriera, si è occupato di dipendenze e disintossicazione da sostanze d’abuso come alcol, cocaina, eroina, metadone, oppiacei e benzodiazepine.

Il team di Gallimberti & Partners è formato da professionisti altamente qualificati. Tra i soci fondatori vi sono Sonia Chindamo, psicoterapeuta e psicoanalista in training presso la Società Psicoanalitica Italiana, e Alberto Terraneo, neuropsicologo e ricercatore presso la Fondazione Novella Fronda.

Attualmente, il team è composto da circa 60 specialisti, tra cui medici, psicologi, psicoterapeuti, infermieri e tecnici di neurofisiopatologia, distribuiti tra i centri di Milano, Roma e Padova.

Dal 2013, con la scoperta dell’efficacia della TMS per la cura della dipendenza da cocaina, i nostri centri clinici e di ricerca si sono concentrati in modo esclusivo su questo disturbo, vista l’assenza, fino ad allora, di un trattamento realmente efficace.

Negli ultimi anni, i protocolli per la disintossicazione da alcol, benzodiazepine e oppiacei, sviluppati in oltre 40 anni di esperienza dal Professor Gallimberti, sono stati aggiornati alla luce delle più recenti scoperte scientifiche e integrati con la TMS accanto alle terapie farmacologiche tradizionali.

Questo ha permesso l’apertura di un centro d’avanguardia che offre le soluzioni più avanzate della medicina moderna, in un ambiente orientato a garantire il massimo livello di comfort, privacy e discrezione per ogni paziente.

Per verificare la possibilità di eseguire la disintossicazione, è necessario svolgere dei colloqui di valutazione approfonditi.

La disintossicazione da cocaina è estremamente delicata e sono necessarie determinate condizioni perché sia effettuabile.

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