Quanto tempo per uscire dall’alcolismo – La risposta non è uguale per tutti

Persona seduta con espressione triste accanto a bottiglie di alcol, rappresentazione delle difficoltà nel percorso di recupero dall’alcolismo.

L’alcolismo è una dipendenza cronica e complessa che colpisce milioni di persone in Italia e nel mondo. Non si tratta solo di un’abitudine sbagliata, sintomo di una carenza di volontà, ma di una vera e propria malattia riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), caratterizzata da alterazioni fisiche, psicologiche e sociali. Una delle domande più frequenti di chi affronta un percorso di disintossicazione, o dei familiari che sostengono la persona, è: “Quanto tempo ci vuole per uscire dall’alcolismo?”

La risposta, tuttavia, non è univoca. Non esistono tempi standard validi per tutti, perché il recupero dipende da una molteplicità di fattori: dalla gravità della dipendenza alle condizioni di salute, dal contesto familiare al supporto medico ricevuto. In questo articolo analizzeremo le fasi, i fattori e le variabili che influenzano i tempi di recupero.

Uscire dall’alcolismo: perché non esistono tempi uguali per tutti

L’alcolismo non è un disturbo “uguale per tutti”. Ogni storia di dipendenza ha le proprie caratteristiche e, di conseguenza, il percorso verso la guarigione non può essere standardizzato. Alcuni dei principali fattori di differenziazione sono:

  • Caratteristiche personali individuali: età, sesso, predisposizione genetica e condizioni di salute generale. Ad esempio, chi soffre di patologie epatiche o cardiovascolari può avere bisogno di percorsi più lunghi e complessi.
  • Storia della dipendenza: da quanto tempo si consuma alcol, in che quantità e con quale frequenza. Una dipendenza di lunga durata richiede in genere un percorso più esteso.
  • Fattori ambientali e familiari: il supporto sociale gioca un ruolo decisivo. Chi è circondato da un ambiente favorevole e motivante ha maggiori probabilità di ridurre i tempi di recupero. 
  • Comorbidità psichiatriche: ansia, depressione o altri disturbi mentali spesso complicano il percorso e richiedono trattamenti combinati.

Le fasi della disintossicazione da alcol

In genere, il percorso di disintossicazione da alcol attraversa diverse fasi che si caratterizzano di difficoltà specifiche. 

  1. Fase acuta: (primi giorni) i sintomi di astinenza da alcol si manifestano generalmente entro poche ore dall’ultima assunzione e possono durare da 3 a 7 giorni. Tra i sintomi più comuni ci sono ansia, insonnia, tremori, sudorazione, nausea, irritabilità e palpitazioni. Nei casi più gravi si possono sviluppare complicanze come crisi compulsive, che necessitano di un monitoraggio medico immediato.
  2. Fase intermedia: (settimane e mesi) dopo la fase acuta, il corpo inizia a stabilizzarsi. Tuttavia, la persona continua a sperimentare sintomi come insonnia, irritabilità e un forte craving (desiderio compulsivo di bere). È una fase molto delicata, in cui il rischio di ricaduta è molto alto.
  3. Fase a lungo termine: (mesi ed anni) superata la stabilizzazione fisica, il percorso diventa soprattutto psicologico e sociale. La persona deve re-imparare a gestire le emozioni, a ricostruire relazioni e a sviluppare strategie di prevenzione delle ricadute. In questa fase, il supporto psicologico e i gruppi di auto-aiuto giocano un ruolo fondamentale.

Quanto tempo serve in media per uscire dall’alcolismo?

È difficile definire dei tempi medi, ma gli studi mostrano che il percorso di recupero dall’alcolismo è di lunga durata. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il mantenimento dell’astinenza dopo un anno è raggiunto solo da una parte delle persone in recupero, mentre circa il 40-60% sperimenta almeno una ricaduta.

I dati dimostrano quindi che l’alcolismo è una malattia cronica, che richiede monitoraggio e impegno costanti per essere superata.

Il ruolo delle ricadute nel percorso

Un aspetto fondamentale da comprendere è che la ricaduta non rappresenta un fallimento. Piuttosto, fa parte del percorso di cura. Le malattie croniche, infatti, sono caratterizzate da periodi di stabilità alternati a ricadute, e l’alcolismo non fa eccezione.

Affrontare una ricaduta con consapevolezza significa non abbandonare il trattamento, ma anzi rafforzarlo, imparando dai fattori scatenanti e costruendo nuove strategie di prevenzione.

I fattori più comuni che influenzano le ricadute

  • Stress e ansia: situazioni lavorative estenuanti, ambienti familiari complessi che riattivano il desiderio di bere,
  • Contesti sociali a rischio: la frequentazione di ambienti o persone legati al consumo di alcol aumenta la vulnerabilità,
  • Dolore fisico e malattie croniche: la ricerca di sollievo dal dolore fisico può portare a ricadute,
  • Solitudine e isolamento: la mancanza di supporto sociale rende più difficile gestire il craving,
  • Aspettative irrealistiche: pensare di “essere guariti” troppo presto può ridurre la motivazione.

I fattori che influenzano i tempi di recupero

Oltre alle fasi cliniche, ci sono diversi fattori che incidono direttamente sulla durata del percorso:

  • Motivazione personale: la disponibilità ad affrontare il problema è un fattore determinante. Senza motivazione, i tempi si allungano e le probabilità di ricaduta aumentano.
  • Supporto familiare e sociale: un contesto accogliente e non giudicante favorisce il recupero. Al contrario, conflitti familiari o ambienti in cui l’alcol è facilmente accessibile ostacolano il processo.
  • Comorbidità psichiatriche: la presenza di depressione, ansia o disturbi di personalità richiede percorsi più complessi e integrati.

Psicoterapia e gruppi di sostegno per alcolisti

Nel percorso per uscire dall’alcolismo, la psicoterapia e i gruppi di auto-mutuo aiuto rappresentano pilastri complementari. Le più recenti Linee guida italiane per il trattamento del Disturbo da uso di alcol (DUA) raccomandano interventi psicologici strutturati (in particolare approcci cognitivo-comportamentali, motivazionali e familiari) integrati alla presa in carico medica, sottolineando la necessità di percorsi personalizzati e continuativi nel tempo. L’obiettivo è ridurre il craving, gestire le ricadute e potenziare abilità di coping e prevenzione delle ricadute, con monitoraggio regolare degli esiti.

Il ruolo della TMS nell’accelerare i tempi di recupero

Negli ultimi anni la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) si è affermata come una delle tecniche più promettenti nel trattamento delle dipendenze, incluso l’alcolismo. La TMS è una metodica non invasiva che utilizza impulsi magnetici per modulare l’attività di specifiche aree cerebrali coinvolte nel craving, nel controllo degli impulsi e nei meccanismi di ricompensa.

La TMS, applicata in protocolli mirati, può contribuire a ridurre l’intensità del desiderio di bere e, in alcuni casi, a prevenire ricadute precoci. La sua efficacia si lega in particolare alla stimolazione della corteccia prefrontale dorsolaterale, regione chiave nel mantenimento del controllo cognitivo e nella regolazione delle emozioni.

L’aspetto innovativo della TMS è che può essere integrata ai percorsi terapeutici tradizionali — come la psicoterapia o i gruppi di sostegno — senza sostituirli. In questo modo diventa uno strumento aggiuntivo capace di accelerare i tempi di recupero, soprattutto nei pazienti con una lunga storia di dipendenza o che hanno mostrato resistenza ai trattamenti convenzionali.Il team del Professor Luigi Gallimberti è tra i pionieri nell’applicazione della TMS al trattamento delle dipendenze in Italia, affiancando questa innovativa metodica a un approccio multidisciplinare che comprende supporto medico, psicoterapico e familiare. Rivolgersi a professionisti qualificati significa non affrontare da soli la sfida, ma intraprendere un percorso guidato e sicuro verso la guarigione.

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